Lo so da dopo il mondiale del 94. Ho undici anni,
Baggio spara alto sopra la traversa e Baresi piange. La sconfitta, se non c’eri,
non è la stessa cosa. Se non la ricorda mai nessuno, non è mai successa. Se non
c’eri, non vale.
Com’è che un milanista nato anni dopo il 1973 impara
quanto fatale fu la Fatal Verona?
C’è il coro da stadio, la dichiarazione dell’odio: Noi odiamo la Juve, noi odiamo la Nord, noi
odiamo Verona etc. Ma io odio la Fiorentina (a morte, per me è un derby,
non li posso vedere, da quando hanno aggiunto il tocco Della Valle li odio peggio
di prima) e non me lo ha detto nessuno di farlo.
Ci sono i ricordi dei genitori. Zigoni è del 44 come
mio padre. Mio papà è un informatico parla una volta ogni dieci anni circa e
non è detto che parli di calcio. Le sue memorie sono tutte per Rivera criticato da Gianni Brera, per la Farfalla Granata Gigi Meroni, per le
punizioni a foglia morta di Mario Corso, uno dei preferiti di Angelo Moratti,
famoso per aver mandato a fanculo con gesto dell’ombrello tutte le eminenze in
doppio petto della Nazionale Italiana dopo un gol spettacolare. Non era stato
convocato in azzurro, cosa che capitava anche a Meroni, reo di concubinato e
di pettinature alla Beatles nell’Italia che votava quello che diceva il parroco
a messa. Insomma, il mio papà milanista ricorda lo stile e il genio incompreso,
non la sconfitta.
So de La Fatal
Verona perché tra documentari e commemorazioni della doppia ricorrenza, mi
è stato detto che il popolo rossonero ha invaso la città scaligera per festeggiare
lo scudetto della stella e lo ha perso, poi si è giocato la salvezza contro il
Verona ed è retrocesso in B. Ho visto le pose di Zigoni, cresciuto dai gobbi,
un playboy che nel tempo libero sparava ai lampioni con una colt (Balotelli, in
quanto a coglionaggine non sei ancora nessuno!). Un uomo dal discreto sex
appeal, pure con quel vello che non ha nulla da invidiare a quello che
sfoggiava Jon bon Jovi prima che il laser epilatorio lo proiettasse nel
ventesimo secolo.
Il campionato comincia così. Un Milan che non ha
cambiato molto, Mario il Bresciano che infastidisce Tosi, e il ricordo di quel
Milan operaio, pre Cavalcata delle
Valchirie, pre Van Basten, e che noia mortale, pre Berlusconi, un Milan che
poteva retrocedere in un campionato che il Cagliari poteva sperare di vincere.
Allegri ci ricorda, con poca grazia e con ancora meno
stile, il debito che il Milan ha con il
suo Benedetto Presidente. (mi rivolgo ai lettori di questo blog: sì, sto
finendo gli insulti). Allegri rievoca gli anni d’oro.
Hai goduto quel Milan, mo’ ringrazia, dì grazie, dì
grazia, INGRATO!
Pure il peggior milanista antiberlusconiano, quello che
va a votare incazzato, torna, stritola il telecomando, tira cazzotti al
computer, invoca l’intervento divino con le mani giunte, incassa stoicamente la
sconfitta, scopa incazzato, restando, mannaggia a lui, milanista, nonostante
sia politicamente molto incazzato, di fronte a questo ragionamento, vacilla.
Nessuno poi gli ricorda cosa sono stati gli anni 90,
al di là di quel gran campionato, il più bello del mondo, perché sarebbe un
discorso impopolare. Gli anni di Tangentopoli, quando si scoprì che la
politica, la finanza e l’industria si mettevano in tasca i soldi pubblici. I
soldi di tasse imposte per portare il paese nel futuro, finivano a beneficiari
privati. Quei soldi per garantire una certa continuità con il patrimonio
fornito dal Piano Marshall prima, dall’Alleanza Atlantica poi, si sono
vaporizzati. Non devo ricordare inoltre quale sia stato il percorso che ha
portato Berlusconi tra i più ricchi di Italia. Senza un acquirente il Milan
sarebbe fallito. Una volta che una squadra è fallita, la devi riformare da
zero. Di chi erano quei soldi, da dove arrivarono, qual è stato il prezzo pagato
da un abbonato e pure da un cittadino che del calcio guardava giusto la nazionale,
se lo ricorda mai nessuno?
Lo rimetto io il debito ai debitori tifosi. Portate un
mazzo di fiori alle vostre nonne che non hanno mai mancato una cartella
esattoriale, e non solo se siete milanisti. Gli Italiani, anche se non
distinguono il fallo da dietro da un lo
famo strano, hanno pagato tutto, pure gli arbitri di Calciopoli.
Gli altri ringraziali del presente, del fatto che per
l’anticipo di A tutto quello che c’è da dire è una polemica di un giovane bresciano con la pelle nera e i ricordi de la Fatal Verona.